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Biologico & integrato: vecchi nemici o nuovi alleati? (Lombardia/ Somma Lombardo, Lombardia)

Inserito il: Giovedì, 22 Settembre, 2016  03:10
Aggiornato il: Giovedì, 22 Settembre, 2016  10:11
Scade il: Giovedì, 01 Gennaio, 1970  00:00
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La continua e consistente crescita dei consumi di prodotti biologici, con gli ortofrutticoli in bella evidenza un po' ovunque, suggerisce alla filiera nazionale di fare alcune riflessioni sul ruolo che il bio potrà giocare per lo sviluppo dei consumi complessivi di frutta e verdura. La questione riveste particolare importanza, soprattutto per il sistema distributivo moderno non specializzato, poiché un diverso ruolo di questa categoria merceologica potrebbe determinare effetti benefici complessivi sul reparto ortofrutta, in sofferenza da alcuni anni soprattutto sul fronte della marginalità.

Il tema è al momento affrontato solo in minima parte, poiché i consumi di ortofrutta biologica crescono e, dunque, tutti i distributori cercano di ampliare l’assortimento, magari coinvolgendo nuovi prodotti o sviluppando una loro marca, ma – a mio avviso – l’approccio strategico non è cambiato e la contrapposizione con i prodotti realizzati con tecniche di agricoltura integrata rimane immutata, riducendo così di gran lunga il potenziale di sviluppo del biologico. La d'istintività “storica” di questa categoria rispetto all'integrato è nell'assenza di residui di agro-farmaci: da qui la necessità di non calcare troppo la mano sulla comunicazione del biologico nel punto di vendita per non penalizzare l’altro prodotto, cui corrispondono di norma spazi confinati, quasi sempre non sul flusso principale del traffico e – di conseguenza – contenimento dell’assortimento ai prodotti base per via delle limitate rotazioni generabili.

Questo è tanto più vero oggi per effetto della proliferazione di nuovi prodotti ortofrutticoli nei negozi a libero servizio, vuoi per fare fronte a nuove esigenze nell'ambito della salute, come è avvenuto per goji e quinoa, vuoi per l’approfondimento dell’assortimento con nuove declinazioni d’offerta, come sta accadendo con lo sviluppo di nuove varietà sulle mele.

L’analisi delle vendite delle diverse referenze bio evidenzia però alcune peculiarità che, integrate con i risultati delle analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter sul percepito del biologico, offrono l’opportunità di pensare una diversa strategia su questa categoria, non più di contrapposizione, ma di integrazione con il resto dell’assortimento nei punti di vendita.

La prima evidenza emerge dalla classifica dei prodotti più venduti, dove la parte del leone la fa il limone, che - viceversa - a livello complessivo si colloca al decimo posto fra i prodotti frutticoli acquistati.

La ragione di questa differenza risiede nell’impiego della buccia in diverse preparazioni alimentari, che spinge il cliente all’acquisto di limoni bio quando prevede questo utilizzo e mostra un atteggiamento sul biologico più “laico” di chi frequenta i supermercati rispetto a quello più "rigoroso" degli habitué dei negozi specializzati. L'evidenza è confermata dalle nostre ricerche, da cui emerge che nel corso del 2015 un consumatore su due ha acquistato almeno una volta ortofrutta bio, il 20% in più rispetto a cinque anni fa, a testimoniare l’interesse e la trasversalità di questa categoria nei consumi degli italiani.

Questi comportamenti generano nuove opportunità di declinazione del bio nei punti di vendita moderni, che spaziano da nuovi prodotti a bassa rotazione proposti solo nella variante bio, a prodotti dell’alto di gamma sempre in esclusiva, dove il mantenimento di una sola referenza sul bio è tollerabile proprio per effetto del mark-up che questi richiedono rispetto alla "proposta base" dello stesso tipo; per finire con alcune delle referenze confezionate – come mele e altri prodotti in vassoio - che sono spesso una replica del corrispondente prodotto sfuso - salvo piccole differenze nel calibro poco percepibili - e che rendono ridondante l’assortimento, anziché ampliare le prestazioni offerte. L’uso del biologico, in queste e altre declinazioni, costituisce una nuova possibile chiave di lettura della segmentazione dell’offerta, non più basata solo su “pesticidi sì o no”, che offre opportunità di sviluppo aggiuntive della categoria con soddisfazione, sia del consumatore, che della filiera.

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